L’economia tedesca corre e gli italiani continuano ad emigrare in Germania
L’economia tedesca corre. Gli effetti della crisi nei paesi circostanti continuano ad essere attutiti senza grosse ripercussioni macroeconomiche, non ancora almeno. Basta osservare alcuni dati statistici emersi nelle ultime settimane per confermarlo. Il primo, forse il più importante, è il clima di fiduciadelle imprese nel futuro calcolato mensilmente dall’Ifo – Institut für Wirtschaftsforschung di Monaco attraverso un sondaggio tra i dirigenti di 7mila aziende tedesche è infatti salito dai 110,6 punti di gennaio ai 111,3 di febbraio, valore più alto mai raggiunto dal luglio del 2011. E dire che ci si aspettava addirittura un calo a 110,5. Secondo una ricerca di mercato dell’Istituto di ricerca GfK anche la fiducia dei consumatori crescerà dai 8,3 punti di febbraio agli 8,5 di marzo.
Disoccupazione e immigrazione. Anche a gennaio il tasso (destagionalizzato) di disoccupazione è sceso dal 5,1% di dicembre al 5% di gennaio (fonte Destatis). In Italia è al 12,7% (fonte Istat). Se si calcola l’intera media dell’Unione Europea a dicembre 2013 il dato è del 10,7% (12% se si parla solo dell’area Euro). L’entrata in vigore in Germania del salario orario minimo di 8,50 euro arriverà solo dal 2015 e in maniera graduale. Nel frattempo la flessibilità del mercato del lavoro e le varie iniziative a sostegno di disoccupati o di chi non guadagna abbastanza continuano a sostenere una società che, per il momento, non sembra avere risentito alla libera circolazione di rumeni e bulgari nel proprio territorio avvenuta lo scorso primo gennaio (in Italia le restrizioni erano decadute nel 2012). Se un sondaggio di metà gennaio condotto da Politbarometer mostrava come, secondo il 63% dei tedeschi, i neo immigrati dall’est avrebbero puntato prima di tutto ai benefici sociali del sistema tedesco, secondo l’ufficio di statistica tedesco negli due ultimi anni il numero di bulgari e rumeni che hanno fatto ritorno nel proprio paese è addirittura salito dai 50,265 dei primi tre quarti del 2012 ai 60.450 dello stesso periodo del 2013. Il saldo rimane comunque attivo a favore della Germania: sono più quelli che arrivano di quelli che lasciano, ma la percentuale di immigrazione da questi due paesi è in progressiva diminuzione. Secondo Nora Hesse del think thank Open Europe Berlin “Molti bulgari vengono in Germania solo per studiare e poi tornano a casa”. Insomma, lo spauracchio dell’arrivo di “approfittatori del welfare tedesco” sembra per il momento scampato con buona pace della tanta demagogia politica sparsa negli ultimi mesi da varie rappresentanze politiche.
Nonostante alcune contraddizioni (bene o male dal 2006 i tedeschi che vivono sotto la soglia di povertà – 848 euro al mese per un single, 1278 euro per una coppia – è aumentata dal 14 al 15,2%), la Germania continua ad attrarre. L’anno appena passato ha fatto registrare un boom di immigrazione, ben 400mila nuovi arrivi, mai così alto dal 1993, quando la Germania accolse i rifugiati dalle guerre dei Balcani (fonte Iab) . Dopo Polonia e Romani, il terzo maggior numero di immigrati appartiene all’Italia. Basta una passeggiata per le strade di Berlino o a Francoforte per rendersi conto della presenza sempre più massiccia della nostra comunità in Germania. Peccato che, a livello politico, quello della continua emigrazione dei nostri connazionali non sia un tema da ordine del giorno. Purtroppo è facile prevedere che lo diventerà.
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